Abbiamo partecipato al Suzuki Discovery Tour, 4 moto a disposizione per un’intera giornata sulle più belle strade on-off road della Toscana.
Qual è il miglior modo per capire di che pasta è fatta una motocicletta, come va e come non va, quali sono i pregi e i difetti, e in ultima analisi quale sarà quella che porteremo all’altar… ops… in garage? Leggere le prove sulle riviste specializzate, certo, studiare cartelle stampa, spippolare sui forum e sui gruppi social dedicati al modello specifico. Ma hai voglia a sbucciarti gli occhi su depliant e monitor, alla fine per capire se una moto potrà soddisfare le proprie esigenze bisogna metterci le chiappe sopra. E possibilmente premere il pulsante start e andare a farci un giro. A questo servono le test drive dei concessionari o le giornate demo ride in cui è possibile provare gli oggetti del desiderio.
Solo che il tempo a disposizione in genere è poco, impossibile farsi un’idea facendo il giro dell’isolato, e anche la mezz’oretta, un’ora al massimo in cui puoi tenerla, consente di arrivare a fare due pieghe sulla strada che abitualmente imbocchiamo per la gita fuori porta o poco più in là.
Suzuki Discovery Tour
E’ proprio per superare questi limiti che Suzuki ha ideato, organizzato e programmato i Discovery Tour, giornate interamente dedicate alle prove su strada (asfaltata e non) dei modelli di punta. Cioè per capirsi: appuntamento la mattina, tredici moto disponibili per quattro modelli (GSX 1000 GT, GSX 8S, V-Strom 1050 DE e V-Strom 800 DE), scelta delle moto, partenza per un tour guidato su strade che consentano di apprezzare in pieno le caratteristiche dei mezzi, possibilità di scambiarsi le moto, sosta pranzo, ripartenza, altri scambi, altre strade asfaltate da pieghe o polverose da derapate, rientro nel tardo pomeriggio, saluti e baci.
Gli appuntamenti di quest’anno si stanno svolgendo in terra di Toscana, prevedono 4 diversi itinerari, ed è possibile prenderne parte anche con passeggero. Bello no? Noi abbiamo partecipato all’ultimo Suzuki Discovery Tour che prevedeva di esplorare la zona del Chianti.
GSX 8S: la sorpresa
Diciamolo: tradizionalmente la gamma Suzuki non brilla per un’estetica indimenticabile. Intendiamoci, non sono brutte, tutt’altro, solo che mancano un po’ di anima. Ed è un peccato perché siamo convinti che con un design un pelo più accattivante sarebbero tanti i motociclisti che potrebbero avvicinarsi e che di conseguenza saprebbero apprezzare le indubbie qualità dinamiche. Qualcosa comunque si sta muovendo, per esempio questa 8S è una bella (in tutti i sensi) peperina, la sorpresa della giornata.
Equipaggiata con un bicilindrico in linea (che recentemente pare essere un’architettura gettonatissima) con manovellismo a 270 gradi frulla che è un piacere ed è sempre bello pronto. In un trasferimento autostradale anche se già prossimi al limite di velocità è bastato aprire repentinamente il gas per togliersi d’impaccio dal traffico mattutino e/o lasciare sul posto lo sfanalatore che ci tampinava a un metro. Ovviamente la mancanza di protezione aerodinamica si fa sentire e qualche vibrazione intorno ai 5500 giri la si avverte, ma non è quello il suo terreno. Una volta recuperate le curve le si possono pennellare con soddisfazione, per quanto imbrigliato il sound appaga anche l’udito, la ciclistica pare sincera e ci si possono togliere delle belle soddisfazioni.
Dicevamo dell’estetica: il becco che ingloba i piccoli fari è un po’ una via di mezzo tra un elmetto etrusco e Predator, e i convogliatori laterali visti dalla sella sembrano le chele di un granchio. Però ha quel misto tra aggressività muscolosità e sinuosità che ci è piaciuto un sacco. Per noi spilungoni sarebbe solo servita una taglia in più.
GSX S 1000 GT: l’astronave
Scesi dalla piccola 800 il nostro Discovery Tour prevedeva il cambio con la millona. Un’astronave! Anche nelle forme, taglienti e spigolose che pare un’austriaca però più elegante (soprattutto nell’abito da sera Blu Las Vegas che abbiamo avuto il piacere di cavalcare). Lì sopra tutte le sensazioni della 8S sono amplificate, a cominciare del numero dei cilindri ovviamente.
E poi il frullamento a ogni apertura, anche minima, del gas. E ancora la coppia bella corposa che se spalanchi senti il motore che non aspetta altro di scatenarsi, e che se lo porti oltre i 7000 giri ti proietta in un’altra dimensione (sulle autostrade tedesche ovviamente) e la meta che avevi previsto di raggiungere si avvicina di brutto e i tempi di percorrenza del viaggio si accorciano. 150 cv da gestire sono tanti, l’elettronica comunque tiene a bada tutto, anche se per noi della vecchia generazione tutti i controlli evidenziati sul cruscotto (grande come un tablet) con sigle varie non sempre comprensibili sono anche troppi. In nome della sicurezza, dicono, e non abbiamo motivo di dubitarne.
Già dicevamo, viaggio, perché questa moto va finalmente a colmare un vuoto che da un po’ di tempo si avvertiva, quello delle cosiddette sport tourer, ed è indicativo il fatto che le valige laterali siano di serie. Qualche perplessità invece sul cupolino un po’ basso e soprattutto sulle dimensioni della sella per il passeggero, così a occhio ha l’aria di essere un tantino sottodimensionata e francamente su una moto del genere potrebbe essere un problema.
Una cosa ci ha colpito: prova di partenza bella allegrotta (tipo i piloti della MotoGP al termine delle prove), quick shift che snocciola le marce con quell’appagante “botta” tra l’una e l’altra, e dopo la sesta cerchi la settima, l’ottava, la nona… Il fatto è che a orecchio il regime sembra rimanere inalterato, insomma ‘sto frullatore frulla parecchio.
V-Strom 800 DE: la versatile
Dopo la pausa spuntino nuovo cambio moto ed eccoci a bordo della 800 DE su un tratto della celeberrima Eroica. Cerchi a raggi, ruota anteriore da 21”, manubrio largo, raggio di sterzo a prova di fazzoletto, posizione di guida eretta, stesso bicilindrico della cugina stradale, il tutto ottimizzato per garantire buone prestazioni in sicurezza anche laddove l’asfalto finisce. Chi scrive non disdegna l’offroad, ma il manico è quello che è, e finché si tratta di strade bianche tutto ok, certo è che quando il gioco si fa duro… i diversamente duri sentono il peso del mezzo, oltre 200 kg in ordine di marcia, e cercano di non strafare.
Sicuramente però il limite della moto è decisamente più alto di quello del sottoscritto, e con un paio di gomme più tassellate delle originali la V-Strommina può tranquillamente insidiare le competitor che vanno per la maggiore. Per esempio Andrea, il nostro tester più scafato, ha saputo sfruttare decisamente meglio di noi le doti della DE anche in fuoristrada vero, potete leggere la sua prova cliccando qui.
V-Strom 1050 DE: la tuttofare
Per chiudere in bellezza il Discovery Tour abbiamo lasciato per ultima la V-Strommona, un po’ perché abbiamo avuto modo di utilizzarla in più di un’occasione e quindi, pur con la dovuta deferenza, possiamo darle del tu, e un po’ perché alla fin fine è quella che più è sintonizzata sulle nostre corde. Cilindrata importante, eccellente abitabilità, ottima possibilità di carico, comoda anche in coppia, è la classica endurona tuttofare.
Si viaggia veloci, ben protetti e sicuri, l’elettronica che aiuta a gestire gli oltre 100 cv del bicilindrico a V, e come con la sorellina minore non ci si ferma davanti a nulla. Certo, anche qui il peso e gli ingombri ci inducono a miti consigli in caso di mulattiera, ma come spesso succede quando scegliamo una moto non è tanto importante quello che poi ci faremo, quanto quello che siamo convinti potremmo fare. Peccato che non sia più disponibile in versione rossa.
Ah importante (è una mia fìsima lo so): in mezzo a tutta l’elettronica che ormai pare essere irrinunciabile, Suzuki ha avuto la furbizia di lasciar perdere le chiavi attive e di mantenere su tutta la gamma l’accensione con chiavi meccaniche tradizionali. Per quel che mi riguarda potrebbe essere una discriminante fondamentale in caso di dubbio.
Tutte le informazioni per partecipare alle prossime date del Suzuki Discovery Tour le trovate qui.
Cliccando qui invece potete scaricare il file gpx del giro.
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