Dalle acque del Lago d’Iseo, il 10 giugno, sono riemerse le bottiglie dello Spumante Nautilus. Un metodo di affinamento particolare e raro.
Non stiamo parlando del ritrovamento di un galeone spagnolo o un’ancor più antica galera romana, con a bordo anfore ricolme di vino, ma bensì di un vero e proprio metodo di conservazione e affinamento di un vino che nasce in Lombardia, lo Spumante Nautilus.
Il lago d’Iseo, trasformato in cantina dunque, per custodire e impreziosire queste bollicine prodotte con il metodo classico e conservate in bottiglie 0,75 litri fino alle super bottiglie da 1,5 e addirittura 3 litri. Il 10 giugno sono state riportate in superficie a Peschiera Maraglio a Monte Isola, 3500 bottiglie dell’annata 2018.
Di necessità virtù
“Tutto nasce dalla necessità di avere uno spazio sufficiente con la temperatura giusta e non avendo a disposizione una cantina adeguata ho pensato di utilizzare il lago e la sua stabile temperatura dell’acqua”, ci racconta Alex Belingheri, proprietario dell’inusuale cantina vinicola.
Ma da questa necessità nasce una indubbia virtù, anzi, più d’una.“La bottiglia di spumante Nautilus viene spesso relegata a semplice oggetto che contiene un nettare prezioso ma, in realtà, ha un valore più nobile e determinante. Conservare i vini sott’acqua è coerente con i principi di buona conservazione e offre un proprio contributo all’ambiente, poiché risparmia energia per mantenere a temperatura costante le bottiglie” Spiega.
“Esteriormente ogni bottiglia è diversa dall’altra perché, grazie a un particolare sistema di confezionamento, si possono mantenere a vista le sabbie e le incrostazioni di molluschi avvenute nel corso degli anni. Le bottiglia del 2018 hanno infatti trascorso 48 mesi al buio, a una temperatura costante di circa 6 gradi e pressione costante a -40 metri”.
Dopo l’estrazione sono state poste sui fondali sebini i vini del 2022: 8500 bottiglie, 216 magnum e 20 jeroboam che verranno recuperate nei prossimi anni.
Spumante Nautilus, quando è sboccato rivela tutta la sua classe
Questo metodo innovativo della cantina lacustre consente al vino di evolvere le sue caratteristiche grazie a fattori fisici unici, alcuni dei quali difficilmente riproducibili in cantina. Elementi difficilmente riproducibili nelle normali condizioni industriali. Pare infatti cha anche la luce, naturale o artificiale, che filtra attraverso un vetro possa influire in maniera irreversibile sulle qualità organolettiche del vino (è accertato ce agisca negativamente sull’olio extravergine). “Anche in questo abbiamo chiesto aiuto alla natura” ammicca.
Inoltre al vino non vengono aggiunti zuccheri per mantenere inalterate le caratteristiche organolettiche ed esaltare le peculiarità delle annate.
La natura e la naturalità hanno infatti contribuito alla buona riuscita del progetto di Alex, che ha recuperato numerosi terrazzamenti in media valle Camonica con uve autoctone, spesso provenienti da ceppi centenari e di cui si conosce solo il nome in lingua locale: Valcamonec, Hibebo, Gratù.
Il 24 giugno verranno recuperate dal lago Aviolo a 1930 metri nel Parco Regionale dell’Adamello le bottiglie di Estremo Adamadus, l’unico vino affinato in un lago in quota. Ma di questo vi verranno inviate notizie nelle prossime settimane.
Si possono seguire le operazioni dei recuperi degli anni passati sul sito (vinivallecamonica.com), mentre telefonando in cantina (cellulare: 3355828410) si possono avere ulteriori informazioni
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