Altro che moto d’inverno, è luglio – affrontando Caronte – il vero mese degli eroi. Solo il 3% ne ha il coraggio! Ecco i trucchi.
Un luogo comune del motociclista medio è che per sentirsi tale deve usare la moto anche in inverno. Altrimenti, dicono, è solo un possessore di moto. E ci sono pure percentuali ben precise cha fanno da spartiacque. Tsè, dilettanti: il vero Motociclista è quello che parte in piena estate, ma che dico estate, in piena calura da riscaldamento termonucleare globale, in pieno imperversare di Caronte, in pieno periodo da prime pagine dei giornali che avvisano di temperature che in confronto nella California Death Valley ci vuole la felpina.
Insomma, il Motociclista doc è quello che sale in moto in questo luglio 2023 per sciropparsi un paio di migliaia di km verso sud intanto che il termometro della farmacia sotto casa indica 45 (quarantacinque) gradi, altroché!
Ok, ma come fare per combattere Caronte quando sei per strada e viaggi con un altoforno puntato addosso e la temperatura percepita è quella della fusione nucleare? Beh, intanto un buon sistema sarebbe quello di eliminare il problema alla fonte e partire per mete climaticamente fresche. Personalmente sono reduce da un giro tra Umbria, Abruzzo, Molise, Lazio, studiato appositamente evitando il più possibile autostrade e privilegiando passi appenninici, anche belli alti. Macchè, pure sul Gran Sasso si grondava di sudore, quand’è così forse giusto a Reykjavik.
Scemenze da colpi di calore
Un altro sistema contro Caronte è appunto quello di sudare: cioè ci si ferma con una scusa qualsiasi sotto al sole (tipo per fare benzina o una foto o prendere appunti per poi scrivere ‘ste scemenze), dopodiché si riparte avvolti da una leggera patina sudaticcia. Che schifo, lo so, ma lipperlì si proverà quella sensazione di brividino che ti si ghiaccia addosso e che in genere prelude a una settimana di aspirine. In questi casi può anche essere gradevole. Per un chilometro, non di più, poi si asciuga. Bocciato.
Oppure ci si accoda a uno di quegli automobilisti che decidono di lavare il vetro della macchina e hanno gli spruzzatori regolati ac/dc (non sto a tradurre l’acronimo) e in genere più che il vetro annaffiano te che sei dietro. Oltre che per una rinfrescata, ancorché talvolta saponosa, può essere utile per dare una pulita alla visiera del casco. Il problema è che il tutto è troppo legato al caso. Bocciato.
Oppure come detto poc’anzi si pianificano i percorsi scegliendo i passi in quota, solo che anziché salirci sopra si passa da dentro. Nelle gallerie. E più sgarruppate sono meglio è. Nel senso di strette, poco frequentate e ancor meno illuminate, che ti ci infili e non vedi nulla, però la sensazione di refrigerio è impagabile. Il problema è che all’uscita trovi ad accoglierti un mega phon da millemila watt che ti spara addosso un muro di calore. Bocciato.
Qualche secondo di serietà
E’ in momenti come questi che il motociclista aspirante alla M maiuscola maledice il momento in cui ha scelto di partire con il completo triplo strato (ok, ridotto a mono strato, c’è un limite anche al masochismo n.d.a.) anziché in bermuda e maglietta, ma in realtà è bene coprirsi l’epidermide sempre e comunque. Sia per le elementari regole di sicurezza, sia per non venire colpiti da insetti che a certe velocità sono sassate (con l’aggravante del pungiglione), sia per non rischiare di ustionarsi. Se i tuareg attraversano il deserto coperti di pastrani spessi tre centimetri evidentemente un motivo ci sarà.
Senza eccedere in scomodità, oggi tutte le aziende hanno in catalogo giacche estive traforate su petto e avambracci, ma dotate di tutte le protezioni CE. Alcune sono pure “raffreddate ad acqua”. Se non si vuole dar retta ai comunicati che invitano a limitare le attività all’aperto nelle ora più calde (cioè rimandare la partenza all’autunno, bocciato) un completo del genere è sicuramente la soluzione più confortevole e sicura.
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